domingo, 22 de noviembre de 2009

Una tragedia dimenticata: spettacolo-denuncia degli omicidi femminili a Ciudad Juarez


Il gruppo teatrale Donne di Sabbia si fa portavoce della lotta contro l'impunità di crimini atroci in Messico

Ciudad Juarez, città di frontiera fra Messico e Stati Uniti. Confine fra il mondo sviluppato e il mondo in via di sviluppo.

Meta di molti messicani che, per sfuggire alla miseria, cercano impiego in una delle tante maquiladores, stabilimenti industriali di proprietà straniera dove vengono assemblati pezzi provenienti dai paesi maggiormente sviluppati.

Questa zona franca industriale attira moltissime donne, secondo le statistiche ufficiali esse costituiscono il 48,3% dei lavoratori, hanno in media fra i 20 e i 22 anni.

Non è facile guadagnarsi da vivere dignitosamente in un luogo come questo, soprattutto se sei nata femmina. Le molestie dei caporeparto sono all'ordine del giorno e se vengono denunciate, si viene messe sulla strada, senza impiego, costrette a vivere di espedienti o prostituzione.

Il maschilismo è dominante a ogni livello della gerarchia sociale, sia fuori che dentro casa.

La maggior parte delle 1000 donne scomparse dal 1993 a oggi (900 delle quali certamente assassinate, come prova il ritrovamento dei cadaveri) lavorava in uno di questi stabilimenti. Le altre erano studentesse, commesse, domestiche, impiegate, segretarie ecc ecc.

Tutte giovanissime, belle, magre. Sui cadaveri ritrovati sono presenti i segni di sevizie atroci: stupro, morsi ai seni, strangolamento, cranio fracassato, pugnalate. I corpi lasciati nei quartieri del centro cittadino o buttati frettolosamente in fossati, in mezzo alla zona desertica.

Ciudad Juarez sorge in mezzo al deserto. E non è questione solo di geografia. E' il deserto delle istituzioni, dell'indifferenza degli organi governativi. Nel 1998 la Commissione Nazionale dei Diritti Umani fece una prima inchiesta sulla morte di 81 donne a Ciudad Juarez. Al termine dell'inchiesta fu redatta la raccomandazione 44/98 dove si denunciava l'assoluta negligenza del governo nel trattare i singoli omicidi come isolati, senza istituire una commissione apposita che si occupasse della gravissima situazione.

Dal 1998 fino al 2004, annualmente un organizzazione internazionale (Onu, Oea, Unifem, Amnesty International) cercò di fare luce sugli omicidi, collaborando con la polizia locale, andando a scuotere le istituzioni messicane.

Le ipotesi sulla "motivazione" dell'impressionante catena di omicidi sono due: la prima indicherebbe nella realizzazione di snuff movies, filmati in cui vengono riprese le morti violente, il fine di questi omicidi, la seconda inserirebbe queste morti in un rituale di affiliazione alle bande criminali messicane.

Nel 2001, i parenti delle vittime si sono riuniti nell'associazione "Nuestras hijas de regreso a casa", una forma di protesta contro l'impunità degli omicidi, contro il silenzio dello Stato, elementi che amplificano il dolore della perdita di una persona cara in circostanze simili.

L'associazione opera per ottenere giustizia sociale e giuridica, per far si che le autorità governative assumano la responsabilità di questa tragedia e che la ricerca della verità sia più forte della corruzione e della cattiva gestione del potere messicano.

Il gruppo teatrale torinese "Donne di Sabbia", nell'ambito dell'associazione "Donne in Nero", porta avanti uno spettacolo denuncia per sensibilizzare l'opinione pubblica italiana sulla tragedia.

La rappresentazione è costruita sulle reali testimonianze dei genitori e degli amici delle vittime.

Toccante e necessaria.

Chiara Tripaldi