L'Associazione "Volontari senza frontiere" e Amnesty International, ion collaborazione con il Comune di Nole, organizzano per venerdì 6 marzo 2015 alle ore 21,00 presso la sala consiliare di via Torino 127 "DONNE DI SABBIA", testimonianze di donne di Ciudad Juàrez.
Uno spettacolo di denuncia sul femminicidio.
Página de Donne di Sabbia
Per contatti scrivere a: donnedisabbia.torino@libero.it
Gli omicidi di donne a Ciudad Juárez e Chihuahua in Messico, continuano. Dal 1993, sono migliaia le donne assassinate o scomparse. Il clima di violenza e impunità continua a crescere senza che al momento siano state compiute azioni concrete per mettere fine a questa situazione.
Donne di sabbia
Spettacolo – testimonianza – denuncia con testi di Antonio Cerezo Contreras, Denise Dresser, Malú García Andrade, María Hope, Eugenia Muñoz, Marisela Ortiz, Servando Pineda e Juan Ríos
Drammaturgia Humberto Robles
Traduzione e coordinamento Monica Livoni Larco
in scena Giuliana Bevilacqua, Adelaide Colher Pereira, Camilla Fabbris, Oriana Fruscoloni, Monica Livoni Larco, Carolina Lucchesini, Anna Ottone, Patrizia Papandrea
Suoni Gianfranco Mulas
Collaborazione artistica Roberta Remedi
Attrezzeria Michele Papandrea
Dal 1993 a Ciudad Juárez, città di frontiera tra Messico e Stati Uniti, oltre mille donne, adolescenti e bambine, sono state assassinate secondo lo stesso rituale: rapimento, tortura, sevizie sessuali, mutilazioni, strangolamento. Inoltre, sono più di mille i casi di donne scomparse e non ritrovate a Ciudad Juarez e nella regione di Chihuahua. Noto come “femminicidio” questo fenomeno è diventato la più vergognosa violazione dei diritti umani nella storia del Messico degli ultimi anni. Il clima di impunità continua a crescere senza che al momento siano state compiute azioni concrete per mettere fine a questa situazione e mentre le autorità messicane occultano la gravità dei fatti, nuovi corpi straziati di donne vengono ritrovati ad un ritmo crescente. Nell’occhio del ciclone per la sua negligenza ed incompetenza, la polizia messicana ha cercato di placare le proteste dell’opinione pubblica trovando dei capri espiatori, persone che hanno confessato la loro colpevolezza sotto tortura. Non solo la polizia non è riuscita a fermare il “femminicidio”, ma si è anche resa colpevole di questi gravi abusi.
“Donne di Sabbia” è uno spettacolo/testimonianza/denuncia sul femminicidio di Ciudad Juarez creato e messo in scena con lo scopo di divulgare la terribile realtà che si verifica da troppi anni in questa zona di frontiera.
L’opera, del drammaturgo e regista teatrale Humberto Robles, viene redatta in lingua spagnola e presentata inizialmente in Messico, Cile e Argentina. Il testo nasce da una raccolta di testimonianze dirette dei parenti delle vittime che vengono riprodotte sul palco attraverso un’alternanza di voci, di denunce, di sofferenze. Dal 2006 lo spettacolo, con il patrocinio di Amnesty International, viene presentato anche in Italia dal gruppo teatrale “Donne di sabbia”, diventando un modo concreto per sensibilizzare il pubblico verso un fenomeno poco conosciuto, il cui nemico peggiore è il silenzio.
Il gruppo teatrale non percepisce alcun guadagno ma propone il proprio spettacolo con la sola intenzione di far conoscere al maggior numero di persone la tragedia del femminicidio messicano. Rappresentare lo spettacolo senza fini di lucro è un imperativo morale che “Donne di Sabbia” si è imposto: ogni eventuale contributo è devoluto all’associazione “Proyecto la Esperanza” di Marisela Ortiz che lotta contro l’impunità e che dà un sostegno concreto agli orfani del femminicidio.
“Ringraziamo chi ci accompagna in questa lotta come le Donne di Sabbia con il loro spettacolo, che è stato di grande aiuto per far conoscere il femminicidio, e ringraziamo anche voi che vi siete interessati a questo problema. Grazie per aprire i vostri cuori e le vostre menti ad una tragedia in cui ognuna delle madri a cui hanno strappato una figlia porta con sé il peso del dolore e della disperazione ma che nonostante ciò, continuano a lottare perché neanche una sola madre in più soffra l’intenso dolore di vedere la propria figlia uccisa selvaggiamente”. Marisela Ortiz Rivera