Mujeres de arena (Donne di sabbia): il
femminicidio di Ciudad Juarez.
Donne di Sabbia è uno spettacolo di testimonianza e di denuncia sul femminicidio di
Ciudad Juarez (Messico).
In questa città,
dal 1993, sono più di un migliaio le donne barbaramente assassinate e
altrettante quelle scomparse solo per il
fatto di essere donne e le autorità messicane, a tutti livelli, non fanno nulla
per fermare questa ondata di crimini.
La maggioranza
delle vittime sono giovani operaie delle maquiladoras, fabbriche di assemblaggio,
in un contesto violento quale può essere una città crocevia del narcotraffico
come Ciudad Juarez.
Serial killer?
Traffico di organi? Snuff movies? Prove di ammissione alle bande criminali? Si
sono susseguite tante ipotesi ma l'indifferenza e le deboli indagini hanno
permesso che il rapimento, lo stupro, l'uccisione delle donne abbiano alla fine
un unico responsabile: l'impunità.
Il drammaturgo
messicano Humberto Robles ha scritto Mujeres de arena raccogliendo le
testimonianze dirette delle vittime attraverso i loro diari o dai racconti dei
loro familiari. Donne di sabbia è rappresentato in varie parti del mondo
e in Italia è portato in scena dal gruppo omonimo di Torino, con il patrocinio
di Amnesty International e la collaborazione
di diverse associazioni che lottano contro la violenza alle donne.
Con 61 repliche dal
2006, Donne di sabbia ha coinvolto migliaia di spettatori nel denunciare
il dramma del femminicidio che si consuma a Ciudad Juarez.
Oltre alla
denuncia, si vuole anche esprimere la solidarietà alle associazioni messicane
che si oppongono a questo crimine, fra le altre, Nuestras hijas de regreso a
casa la cui co-fondatrice, Marisela Ortiz, è stata insignita della
cittadinanza onoraria di Torino nel 2008.
Marisela Ortiz ha
inoltre creato il Proyecto Esperanza rivolto agli orfani del
femminicidio, figlie/i ma anche sorelle e fratelli piccoli delle vittime che,
con laboratori e attività educative, vuole strappare questi giovani alla
spirale mortale di questa violenza.
Le denunce e le pressioni
internazionali, in testa Amnesty International, hanno portato a qualche forma
di intervento: le indagini sulla scomparsa di una donna ora vengono avviate
dopo 24 ore e non dopo 48, alcune maquiladoras organizzano bus aziendali per il
trasporto delle operaie dai loro quartieri alle fabbriche.
Ma il femminicidio
non si arresta e, se continua ad accanirsi contro le donne di Ciudad Juarez,
colpisce le attiviste dei diritti umani, uccidendole o minacciandole di morte
come nel caso di Marisela Ortiz, che ha dovuto abbandonare il Messico per
continuare la sua lotta o come nel caso di Norma Andrade (co-fondatrice di Nuestras
hijas de regreso a casa e madre di una delle giovani vittime barbaramente
assassinate) che ha già subito due attentati.
A Torino si è
creato il Tavolo per Juarez
(formato da Amnesty International, Sur società umane resistenti, Donne
di sabbia, Donne in nero, Casa delle Donne, Urzene, Antropocosmos), un
osservatorio permanente sul femminicidio di Ciudad Juarez.
Novembre 2012